Immobili: stop al «valore normale»

Addio a «valore normale» negli accertamenti immobiliari, modifiche sulla disciplina Iva delle provvigioni e degli acquisti da altri Paesi Ue, equiparazione della tassazione dei fondi pensione non italiani alle regole previste per i fondi italiani per i redditi prodotti nel nostro Paese e avvio del nuovo portale sui giochi, chiamati a finanziare anche la seconda puntata della social card. Con gli emendamenti alla Comunitaria 2008 depositati mercoledì dal Governo in XIV commissione al Senato arriva una ricca dote di novità fiscali, concentrate nell'articolo 16-bis del Ddl. L'intervento di maggior rilievo è senza dubbio il tratto di penna con cui il legislatore cancella tout court il riferimento ai valori di mercato, fissati periodicamente dell'agenzia del Territorio, negli accertamenti sulle compravendite immobiliari. In sostanza, sulle vendite degli immobili delle imprese, le presunzioni legali (di fatto automatiche) del Fisco tornano a vestire i panni delle presunzioni semplici ( tutte da dimostrare da parte dell'Ufficio). Gli automatismi nei controlli, di conseguenza, si fermano ai valori catastali, che viaggiano intorno al 15-20% del valore reale. Contestatissimo dai giudici tributari ma difeso con le unghie dall'amministrazione finanziaria (almeno quella della gestione Prodi), il valore normale sembra ora destinato a tramontare per legge. Si rivelano fatali, quindi, i colpi inferti dalla Commissione europea, che prima dell'estate aveva messo in mora l'Italia contestando proprio la possibilità di calcolare le imposte (l'Iva, nella fattispecie) sulla base di un indicatore stimato anziché del valore indicato in fattura. Se gli emendamenti che cancellano il ricorso al valore normale tanto per l'Iva quanto per le imposte dirette andranno in porto-com'è più che probabile visto che l'Italia è chiamata a recepire il richiamo arrivato da Bruxelles -, il Fisco dovrà tornare ad accontentarsi delle cifre ufficiali: quelle indicate dal Catasto, lontanissime dai livelli effettivi raggiunti da un mercato che ha appena chiuso il suo decennale ciclo di rialzi. E dovrà impegnarsi a fondo per trovare prove certe a supporto delle sue presunzioni. Il colpo potenziale, per il Fisco, è durissimo, come mostra un semplice confronto: nel 2007, anno di esordio del nuovo indicatore in campo fiscale, l'Agenzia accertò 792 milioni di imposta evasa, con un sonoro +212% rispetto ai risultati ottenuti l'anno precedente poggiando sul solo valore catastale. Risultati eclatanti, che però fin dalla loro origine avevano sollevato fra i tecnici più di un dubbio sulla possibilità effettiva di tradursi in riscossioni (si veda «Il Sole 24 Ore» del 21 luglio). Con l'emendamento proposto, inoltre, l'Esecutivo eleva a 10mila euro la soglia al di sotto della quale le operazioni effettuate da soggetti assimilabili a consumatori finali non sono considerati acquisti intracomunitari e diventano imponibili. Non solo. Sale a 35mila euro anche il limite al di sotto del quale le operazioni di rappresentanti di altri Paesi Ue in Italia nei confronti di consumatori finali non sono più considerate intracomunitarie.
Marco Mobili e Gianni Trovati
tratto dal Sole 24 ore-23 gennaio 2009