IMU, come cambia con l’imminente riforma del Catasto

IMU calcolata sui metri quadri e non sui vani

La prossima settimana il governo avvierà la riforma del catasto. Una riforma che, tuttavia, non sembra contenere straordinarie rivoluzioni, quanto una semplice rimodulazione dell’applicazione della già nota imposta municipale unica, che andrà assoggettata non più sui vani catastali, bensì sui metri quadri.

Ma non solo: l’obiettivo della riforma del catasto è infatti quello di annullare le disparità esistenti sul mercato immobiliare italiano.

Si pensi alla situazione di colui che pagherà pochi euro di Imu poichè proprietario di un immobile al centro, accatastata come stamberga (ma in realtà può essere un loft di lusso), e la si confronti con la situazione di colui che risulta essere molto penalizzato a causa della distribuzione delle stanze che – a partià di superficie – fa aumentare il numero dei vani e della rendita.

Per il momento, comunque, dall’Agenzia del Territorio non fuoriscono particolari indicazioni. Cerchiamo comunque di ipotizzare qualche linea guida della riforma:

Divisione del territorio: il territorio sarà diviso in tanti ambiti territoriali, all’interno dello stesso Comune. In questo modo si potranno distinguere le vie dei neogzi dai quartieri residenziali, discriminando il peso per ciascuna tipologia di immobile. Revisione categorie catastali: oltre alla suddivisione più specifica del territorio, è presumibile la revisione delle categorie catastali.

Quelle attuali sembrano infatti esser definitivamente superate, con il 70% delle case che rientra tra l’A/2 e l’A/3, senza alcun collegamento effettivo con il mercato. Si potrebbe quindi passare a una classificazione più semplice che comprenda case, palazzi, abitazioni di lusso, e conseguenti sottogruppi.

Attribuzione valori fiscali: terminate le due fasi di cui sopra, occorrerà ricalcolare l’algoritmo che, partendo dai valori medi, possa declinare l’imposta sulla base della zona e delle caratteristiche del singolo edificio.

Tre passaggi, quelli di cui sopra, che comporteranno certamente un lungo arco temporale. E’ altamente improbabile (in caso contrario, si tratterebbe di una sorta di miracolo amministrativo) che il governo Monti in carica possa assistere alla conclusione della revisione del sistema catastale. Ben più probabile che se ne possa riparlare nel 2014 o nel 2015.

Cresce l’attesa per il 30 giugno
Fino ad oggi sono poche le amministrazioni comunali che hanno deciso di ritoccare le aliquote IMU al rialzo: la motivazione non risiede tuttavia in un estremo virtuosismo da parte dei primi cittadini, quando nel fatto che per la chiusura dei budget delle municipalità c’è ancora parecchio tempo.

Le decisioni sulla revisione dei margini delle aliquote IMU sono infatti da assumere entro il 30 giugno: è pertanto probabile che i Comuni aspettino lo svolgimento delle tornate amministrative di maggio per poter effettuare un incremento (sgradito) delle aliquote immediatamente dopo.

In alcuni grandi centri urbani, da Roma a Bologna, da Firenze a Trento, gli aumenti sono già stati deliberati o sono sostanzialmente pronti per la delibera. Nella maggior parte dei casi i ritocchi più corposi hanno riguardato le seconde case, anche se non sono state esentate nemmeno le prime abitazioni ad uso residenziale.

Che la stragrande maggioranza dei Comuni possa portare in aumento le aliquote IMU è d’altronde cosa ben nota: con l’ultima ondata di tagli le municipalità hanno visto rapidamente ridotte le proprie disponibilità monetarie, con conseguente necessità di reperire ulteriore liquidità su altre fonti.

Le scadenze
La scadenza più ravvicinata, come già segnalato, è stabilita per il 16 giugno: entro tale data i proprietari di casa dovranno pagare la prima rata dell’Imu, l’imposta municipale che ha ampiamente sostituito la vecchia Ici. La prima rata prevederà il pagamento di un onere calcolato sulla base dell’aliquota del 4 per mille in maniera quasi omogenea per tutte le aree comunali.

Il vero cambiamento avverrà invece con la seconda rata, quella di dicembre, che si preannucia poter essere molto più salata. La ragione è abbastanza semplice: mentre la rata di giugno è calcolata sull’aliquota base, quella di dicembre sarà invece conteggiata tenendo conto delle decisioni delle singole municipaliàt, che potrebbero portare in probabile aumento l’aliquota stessa (cosa invece ben poco probabile per la scadenza di giugno, considerata la difficoltà nel chiudere il budget entro tali termini).

Sulla prima casa di proprietà, infatti, i Comuni possono oscillare con le aliquote tra il 4 e il 7 per mille. L’aliquota diventerebbe ancor più pesante per le seconde case, con una spinta fino al 10,7 per mille.