Mattone più leggero. Finalmente. È il pensiero di operatori e proprietari di casa dopo che il consiglio dei ministri di ieri pomeriggio ha fatto chiarezza sul futuro delle tasse che pesano sull'immobiliare. Viene quindi cancellata l'Imu dal primo gennaio 2014, quando entrerà in vigore la service tax. «Il primo gennaio 2014 nasce la service tax, che tocca la Tares e quindi i servizi, non il concetto di proprietà dell'abitazione», ha spiegato ieri Enrico Letta in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Sarà questa decisione la panacea di tutti i mali del mercato immobiliare? Un mercato che in realtà, quando è stata introdotta l'imposta, era già in crisi da anni.
«Con l'abolizione dell'Imu si lasciano nelle tasche della maggioranza degli italiani circa quattro miliardi di euro da mettere in circolo nell'economia generale – spiega Paolo Righi, presidente di Fiaip, associazione degli agenti immobiliari che da sempre osteggia la tassa –. Il mercato immobiliare ne trarrà beneficio perché l'Imu, soprattutto nei grandi centri urbani è stata un freno alle compravendite, soprattutto per giovani coppie.
Certo noi chiediamo un processo più generale di riduzione della pressione fiscale sul mattone, ma questo è un primo passo. Poi andremo a valutare la service tax, quando si saprà qualcosa di più concreto».
Molti sperano che proprio questa scelta di sgravare il mattone dell'Imu possa rivitalizzare un mercato che vede compravendite in discesa di trimestre in trimestre, in tutti i settori, dal residenziale agli uffici e ai negozi.
Secondo i dati dell'agenzia delle Entrate le transazioni italiane nel residenziale - la componente più importante del mercato - si sono dimezzate dal 1985 a oggi, raggiungendo quota 448mila transazioni a fine 2012, in calo del 25,7% rispetto al 2011.
Una discesa proseguita, anche se in maniera meno marcata, nei primi tre mesi del 2013 (-14,2%).
«La cancellazione dell'Imu è sicuramente una bella notizia per una parte del mercato immobiliare italiano – dice Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari –. Non solo perché, come ovvio, ci sarà un balzello in meno. Ma soprattutto perché si dà una certezza ai proprietari e ai potenziali compratori. L'introduzione dell'Imu aveva contribuito a raffreddare i già scarsi entusiasmi per l'investimento immobiliare e a far calare gli scambi. Ora ci sarà più attenzione all'investimento immobiliare, non solo perché ci saranno meno tasse, ma anche perché si sono registrati cali consistenti nei prezzi medi.
Ma l'impatto potrà essere positivo solo per l'uso diretto. Rimane fortemente penalizzato l'investimento per la locazione e quello nelle residenze turistiche, dove parte della domanda nostrana già si sposta su ll'estero».
Secondo Breglia il vero problema riguarda gli immobili d'impresa dove l'imposizione (aggravata dai Comuni) spesso è stata più che doppia dell'Ici, peggiorando i bilanci aziendali e drenando liquidità dalle imprese. Un forte freno alla ripresa industriale e delle attività dei servizi.
Ma c'è anche chi inizia a vedere qualche segnale di miglioramento del mercato immobiliare, non ancora di ripresa, indipendentemente dall'Imu.
«L'abolizione dell'Imu - che incide mediamente per 250-300 euro all'anno - non è un elemento di grande stimolo per un'eventuale ripresa del mercato real estate – dice Luca Dondi, direttore generale di Nomisma – questa scelta si deve inserire in un quadro più ampio.
Solo il grado di fiducia, la possibilità di indebitamento e altri elementi che trainano il miglioramento in atto». Una risalita, dal baratro toccato nel 2013, che si intensificherà a fine anno. «I dati degli ultimi due trimestri dovrebbero essere migliori, soprattutto sulle compravendite, non sul lato prezzi». Allora potremmo dire che il peggio è passato.